
Rappresentazione del teatro di figura dal grande valore storico, l’Opera dei Pupi è un emblema della tradizione culturale siciliana.
I pupi, dal latino “bambini”, sono le marionette del teatro epico-popolare; i pupari si servivano di loro per riportare le storie tratte dalla letteratura epico-cavalleresca di epoca medievale, come il ciclo carolingio e le vicende dei Paladini di Francia.
Di grande ispirazione sono stati anche l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Erano spesso riportati anche episodi tratti dalle varie agiografie o storie di popolari briganti.
Nel 2001, anche l’Unesco ha proclamato l’Opera dei Pupi un patrimonio orale e immateriale dell’umanità, inserendola in tale lista nel 2008 e riconoscendola così come un capolavoro da preservare, sebbene non tangibile. Si tratta del primo patrimonio italiano inserito in tale lista.
Cenni storici sull’Opera dei Pupi
L’opera dei Pupi, il famoso teatro di marionette, si diffuse nell’Italia meridionale, soprattutto in Sicilia, agli inizi del XIX secolo, ed ebbe molto successo specialmente tra la classi lavoratrici e quelle più umili della popolazione.

I pupari raccontavano di imprese e gesta di eroi della tradizione epico-medievale, le opere rinascimentali, come l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, episodi noti della vita di santi o di briganti celebri. Incantesimi, sortilegi, duelli, re, tradimenti, amori: erano questi gli elementi fondamentali portati in scena dai Pupi.
Questo genere di teatro si diffuse su tutta l’Isola e godette di una notevole popolarità: i protagonisti delle vicende erano spesso eroi portatori e difensori dei valori della cristianità, completamente contrapposti alla cultura islamica. Questo scontro riportava alla memoria quello a cui assistette realmente la Sicilia durante la dominazione araba. I dialoghi rappresentati erano in gran parte improvvisati proprio dagli stessi pupari: non sempre veniva redatto un copione da imparare e recitare a memoria. Gli spettacoli venivano allestiti all’aperto o in piccoli teatri, di sera, favorendo così anche gli incontri sociali tra i partecipanti del pubblico.
Le rappresentazioni di questa forma teatrale erano il più delle volte a conduzione familiare; i burattini venivano assemblati e costruiti secondo tradizione da artigiani locali.
Ancora oggi, i Pupi rappresentano un simbolo della Sicilia e sono famosi in tutto il mondo.
La tradizione dell’Opera dei Pupi è rimasta in auge fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando sono iniziate a venir meno la ciclicità degli spettacoli e la trasmissione orale delle storie.
Le due scuole di pupi più note in Sicilia sono quelle di Palermo e Catania, che si distinguono soprattutto per la forma e le dimensioni delle marionette, le tecniche operative, gli allestimenti e gli sfondi variopinti del palcoscenico.
L’Opera dei Pupi a Palermo e a Catania
Come già anticipato, la scuola palermitana e quella catanese si differenziano per la forma e le dimensioni dei pupi, oltre che per le tecniche e per gli allestimenti scenografici.
I pupi palermitani presentano un’altezza di circa 80 centimetri, pesano tra i 6 e i 7 chili e hanno le ginocchia snodabili. Chi li manovra sta tra le quinte e per questo la larghezza dell’apertura scenica è limitata dall’esigenza dei manovratori di sporgersi senza farsi vedere dal pubblico. Lo spettacolo è diretto interamente dal capo puparo, compresa la musica.
I pupi catanesi sono alti tra i 120 e i 130 centimetri; possono arrivare a pesare anche 35 chili. Questo tipo di pupi viene manovrato dall’alto di un ponte, posizionato dietro la scena di fondo. I manovratori si servono di due sottili aste di metallo collegate alla testa o anche al braccio della marionetta. Il parlatore, che dà la voce al pupo, sta seduto di lato e vede il palcoscenico.
A differenza di quelli palermitani, le ginocchia dei pupi catanesi sono rigide.

Le marionette si presentano con il corpo in legno, ricoperto da tessuti e da una particolareggiata e accurata armatura, con tanto di corazza e mantello, che, sebbene anacronistica, caratterizzava il Pupo e lo rendeva facilmente riconoscibile agli occhi degli spettatori.
Come anticipato, era proprio il puparo a curare l’intero spettacolo: nonostante si trattasse spesso di una persona analfabeta, la sua conoscenza delle opere come la Chanson de Roland, l’Orlando Furioso e la Gerusalemme liberata era pressocché perfetta. Grazie all’intonazione particolare della voce, a tutto il pathos trasmesso nelle scene epiche rappresentate, gli spettacoli riuscivano a regalare emozioni e suggestione al pubblico che partecipava.
L’Opera dei Pupi oggi
La tradizione dell’Opera dei Pupi è ancora molto sentita nella Sicilia dei nostri giorni: questo immenso patrimonio culturale viene mantenuto vivo da famiglie di pupari ancora operative, soprattutto a Palermo e a Catania.
Luogo emblema è sicuramente il Museo internazionale delle marionette, con sede a Palermo. Il Museo è stato istituito nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari e la sua storia è strettamente legata a quella del suo fondatore, Antonio Pasqualino.
Medico, antropologo e cultore delle tradizioni folkloristiche della Sicilia, Antonio Pasqualino dedicò gran parte della attività di ricerca proprio all’Opera dei Pupi, una forma teatrale che, nella seconda metà del Novecento, rischiava un inarrestabile declino.

Il Museo nasce proprio con l’intenzione di conservare queste forme di teatro popolare e di mantenerle vive nel corso del tempo, nonostante il progresso tecnologico. Oltre ad ospitare le celebri marionette, il Museo organizza anche importanti iniziative e porta avanti diverse collaborazioni con il resto del mondo.
Nel 1995, Antonio Pasqualino venne a mancare e, per ricordare i suoi studi e il suo impegno nel preservare questa tradizione popolare, è stato deciso di intitolare il Museo alla sua memoria.
Sviluppata su tre livelli, questa struttura al suo interno si articola in numerosi spazi espositivi, una biblioteca, una videoteca, una nastroteca, un bookshop e una sala per la programmazione teatrale.
Di recente, sono anche aumentati i servizi offerti al pubblico: sono disponibili più visite guidate e l’allestimento di spettacoli su richiesta; si possono frequentare corsi, laboratori per le università; vengono organizzati periodicamente anche mostre, convegni e dibattiti.
Nonostante i secoli, i Pupi continuano ancora a meravigliare il pubblico: il loro mondo, così lontano e senza tempo, caratterizzato da magia, tradimenti e cavalieri valorosi, è sicuramente un patrimonio popolare e tipicamente siciliano da tutelare e tramandare alle generazioni future.